| E così quell'uomo era il gestore del locale. Sunshine era più che certa che ci fosse ben poco di legale in quel posto, ma d'altronde quella era la norma per Nocturn Alley... e poco le importava.
Quando l'uomo pronunciò la parola delitto, la strana sensazione che aveva provato fin dal suo arrivo prese corpo. Ecco qual'era la faccenda urgente e delicata da sistemare. Ma perchè mai in un posto come quello quell'uomo aveva pensato di chiamare lei, un Auror, a risolvere la situazione? Sarebbe stato molto più semplice far sparire il corpo, se si fosse trattato di un qualunque cliente del bordello ucciso. Qualcosa non tornava...
La donna seguì in silenzio il suo informatore per le scale, mantenendosi a debita distanza dal sudicio corrimano in legno. Calpestò la malridotta moquette rossastra del piano superiore e, non appena l'uomo aprì la porta, si ritrovò sul luogo del delitto.
Di nuovo quella strana sensazione le causò un brivido lungo la schiena.
La stanza era in ordine, non doveva esserci stata lotta. Mentre l'uomo le riferiva le circostanze del delitto, l'Auror osservò attentamente ogni particolare, in cerca di un qualsiasi indizio. La dinamica dell'evento sembrava indicare un banale omicidio negli ambienti malsani di Nocturn Alley, probabilmente a seguito di una notte con una prostituta finita in tragedia per qualche motivo ancora sconosciuto. Ma l'uomo incappucciato, l'assenza di lotta, di sangue, di un qualsiasi segno di un omicidio non premeditato suggerivano che doveva esserci qualcosa di molto diverso, dietro la storia di quel corpo esanime. In particolare, le ultime parole del suo informatore la colpirono: una persona famosa...
Sunshine McLane si avvicinò con cautela al cadavere: un lungo mantello pulito mostrava chiaramente che non poteva esserci alcuna ferita sul corpo, e l'unico oggetto ben visibile, poco distante dalla mano destra dell'uomo, era una bacchetta. Una bacchetta già vista, da qualche parte... Inginocchiandosi accanto all'uomo, la ragazza lo voltò per vederne il volto.
Non poteva essere lui. Non era possibile.
Come in un flash rivide il loro primo incontro, quando lei stessa si era recata nel grande ufficio di Hogwarts per conto del Ministero... uno dei suoi primi incarichi. Allora come oggi, i grandi occhi del Preside la fissavano, ora però privi di qualsiasi luce.
Con uno scatto si risollevò da terra. La persona che giaceva ai suoi piedi era senza alcun dubbio il preside di Hogwarts, ed era altrettanto certo che il suo omicidio non era stato nè casuale nè improvviso. E questo avrebbe portato con se una serie di inevitabili conseguenze. Senza esitare puntò la bacchetta contro il cadavere del Preside, e pronunciando sotto voce una breve formula in latino osservò il corpo circondarsi di uno sfavillio azzurro, per poi scomparire nel nulla. Materializzarlo in un posto più sicuro era, in quel momento, la cosa più saggia da fare... e il Quartier generale degli Auror al Ministero era senza dubbio il posto migliore.
"L'identità di quest'uomo al momento non può essere rivelata, credo mi possa capire. Non farò nessuna citazione della sua esistenza nel mio rapporto, ne può star certo" disse, rivolta al suo informatore. Dal suo racconto di poco prima era facile dedurre che non ne sapesse nulla più di lei: non aveva visto in viso l'uomo incappucciato, e di sicuro non era a conoscenza della dinamica del delitto.
"Il Ministero la ringrazia per la collaborazione" disse la donna, facendo scivolare una sacchetto di galeoni nella mano sinistra dell'uomo. "E ora, se non le dispiace, vorrei esaminare questa stanza da sola... quando avrò finito chiuderò tutte le porte alle mie spalle, non c'è alcun bisogno che lei rimanga. E vedrà che prima riuscirò a fare il mio lavoro, prima lei potrà riaprire il locale ai suoi clienti"
Il denaro avrebbe comprato il suo silenzio, ne era certa.
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