Hogwarts New Age 2.0

Rage

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Sleepinganth
view post Posted on 3/3/2011, 22:49




Tardo pomeriggio di marzo.
Nei corridoi dell'Accademia regnava sovrano il silenzio, interrotto solo di tanto in tanto da brusii o rumori di pagine sfogliate. Era l'ora più tranquilla della giornata, quella in cui le lezioni erano terminate e solo i più studiosi -o quelli che avevano qualche esame imminente- si fermavano in biblioteca a studiare. Il sole stava tramontando dietro alcune nubi e l'ultima luce prima della sera filtrava attraverso le finestre, rischiarando i corridoi coperti da morbidi tappeti. Questi ultimi attutivano i passi del custode, che si spostava da una all'altra delle sale dedicate all'insegnamento per riordinarle in vista delle lezioni del giorno successivo.
E anche i passi rapidi di Helly Wolsin.
Aveva avuto lezione fino a poco prima: una noiosissima lezione di storia durante la quale avrebbe rischiato più volte di prendere sonno, se non fosse stato per il lato ridicolo di tutto ciò. Dover studiare la vita dei Ministri della Magia inglesi era comprensibilmente parte della formazione di qualsiasi futuro ministeriale, ma per quanto la riguardava c'era del paradossale. Non ricordava anni della sua vita, eppure doveva conoscere nel dettaglio le vite di altre persone ormai morte e sepolte. Non le stava facendo bene, si sentiva tesa e nervosa dopo ogni lezione ed era dall'inizio del semestre che la situazione invece di migliorare peggiorava.
Era stata anche in infermeria, per farsi consigliare qualcosa per calmarsi: qualche infuso o tisana per esempio, delle gocce estratte da qualche pianta, qualche impacco sulle tempie... Qualsiasi cosa, purché funzionasse, perché giorno dopo giorno la tensione accumulata la stava portando al limite della sua sopportazione.
L'infermiere le aveva dato una tisana da bere prima di andare a dormire, ma soprattutto le aveva consigliato di trovare un modo per sfogarsi, qualcosa per scaricare la tensione emotiva anche fisicamente. Le aveva dato due volantini e l'aveva gentilmente accompagnata fuori dal locale. Del resto gliel'aveva detto: il suo turno era finito. Messa letteralmente alla porta, la ragazza aveva letto gli opuscoli. Il primo esponeva le attività che si potevano svolgere nella palestra della scuola: tapis-roulant, pesi, macchinari, le solite cose insomma; c'erano anche dei corsi organizzati: dallo step all'aerodance, dallo spinning all'abdominal workout, l'offerta era varia. Il secondo era invece un invito per visitare il Club dei Duellanti.
Incuriosita, Helly aveva proseguito la lettura. Si trattava di un Club il cui obiettivo era affinare le capacità reattive e logiche dei partecipanti, mediante l'organizzazione di allenamenti e duelli veri e propri a base di incantesimi e magie.
CITAZIONE
Consigliato a futuri auror, ma anche a chiunque voglia divertirsi e allo stesso tempo imparare a sfruttare la magia in situazioni di pericolo.

Sembrava interessante... E a dire il vero, oltre a costituire una valvola di sfogo per il suo nervosismo, avrebbe potuto rivelarsi un utile allenamento per non far arrugginire le sue conoscenze in fatto di combattimento. Imparare a difendersi aveva costituito gran parte della sua riabilitazione: nei primi tempi dopo il risveglio dal coma non osava nemmeno avvicinarsi ad un luogo aperto, era letteralmente terrorizzata. Solo una lunga terapia a base di allenamenti e iniziezioni di autostima l'avevano curata. Ma ora che viveva così vicina al luogo in cui era accaduto l'incidente, forse era il caso di riprendere l'uso della magia a fini difensivi e offensivi. L'avrebbe tranquillizzata, resa più sicura di sè.
Diede un'occhiata agli orari del Club. A quanto diceva l'opuscolo, per i tesserati era possibile entrare nei locali del Club a qualsiasi ora; la segreteria però chiudeva di lì a dieci minuti.
Senza pensarci su troppo, Helly controllò l'ubicazione del Club e si diresse in quella direzione. Ci vollero solo pochi minuti per trovarlo: una targa posta accanto alla soglia l'avvisò che si trovava nel luogo che stava cercando, così aprì la porta.
Un meraviglioso salone si offrì al suo sguardo sbigottito. Era enorme, con vetrate luminose nonostante l'orario vicino al tramonto e completamente vuoto, ad eccezione di una piccola scrivania posta accanto alla vetrata davanti a lei. La luce tremolante delle candele poste su grandi lampadari in ferro battuto illuminava le travi e dava una tonalità calda al pavimento ligneo e anche alle pareti in pietra. Era un luogo talmente straordinario che la ragazza si dimenticò del motivo per cui s'era recata lì. Rimase qualche minuto impalata in mezzo alla porta a fissare l'ambiente spazioso, finché un ragazzo con una borsa a tracolla non le gridò: -Ti vuoi spostare?!-
Helly tornò in sè e si rese conto che gli stava intralciando il passaggio per andarsene. Si spostò arrossendo, sperando che il tono alto del ragazzo non avesse attirato l'attenzione di altra gente: odiava avere tutti gli sguardi su di sè. Fortunatamente però il salone era quasi deserto: c'era solo un altro ragazzo, in fondo alla stanza, e un giovane uomo seduto alla scrivania.
 
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Gabranth Solidor
view post Posted on 11/3/2011, 19:22




Gabranth Solidor non amava relazionarsi con gli altri, tantomeno perdere tempo -come la maggior parte dei suoi coetanei- in inutili e improducenti attività, come divertirsi in assurde e sfrenate feste o frequentare locali alla moda per poter abbordare qualche giovane donzella di larghe vedute. Effettivamente c'erano parecchie cose che non amava nel modo di essere dei ragazzi della sua età, che vedeva come tanti modelli stereotipati della pochezza intellettuale di quel secolo. Tuttavia, nel nulla cosmico delle proprie emozioni ormai dimenticate, c'era qualcosa che, pian piano con gli anni, aveva nutrito in lui un profondo interesse, quasi morboso: gli studi per diventare un Auror.
Amava consumare le proprie giornate sotto una caterva di libri, a studiare questa o quella tecnica investigativa o ad immaginare la sua vita all'estero, sotto copertura, alla ricerca di qualche Mangiamorte psicopatico che seminava il panico nelle città babbane. Tutto questo lo mandava in completa estasi ed era realmente l'unica cosa per la quale Gabranth pensava che valesse la pena vivere. Troppe delusioni e troppi dolori avevano attraversato la sua vita e ora, quasi apatico e privo di sentimenti, aveva ritrovato una nuova linfa che gli dava la forza di continuare a costruirsi un futuro.
Per tutti questi motivi quella mattina cestinò rapidamente gli inviti cartacei ai vari party accademici, fatti trovare sotto la porta della sua stanza in Dormitorio, per esaminare poi un volantino un po' più formale e prendere in seria considerazione la proposta che esplicava.
Era un invito all'iscrizione al Club dei Duellanti, che proponeva diversi allenamenti e duelli a colpi di bacchetta -utilizzando gli Incantesimi s'intende- in modo da affinare le capacità reattive e logiche dei partecipanti. Il Club era consigliato ai futuri Auror e non poteva essere altrimenti: si dava l'opportunità di mettere in pratica le abilità fondamentali dei 'tutori della legge magica', senza dover aspettare eventuali stage nel Mondo Esterno che, soprattutto al Primo Anno, erano più unici che rari.
Dunque il motivo per il quale si trovava lì in quel salone, di fronte al tizio sulla scrivania a cui aveva appena riferito la propria generalità per l'iscrizione al Club, era semplicemente la sua sfrenata passione adrenalinica per il mestiere di Auror che, per quanto gli riguardava, non vedeva l'ora di esercitare.
Ma buffo fu il destino nel mettere nella stessa stanza -semideserta- il suo presente, il Club dei Duellanti appunto, e il suo passato, una ragazza che imbarazzata si spostava dall'ingresso in modo da far uscire un tizio burbero che aveva appena urlato e destato l'attenzione di Gabranth.
Dapprima il giovane non aveva dato importanza alla nuova arrivata -anzi, stava già preparandosi ad abbassare lo sguardo- ma appena riuscì a scorgere il suo modo di arrossire un brivido gli percorse la schiena, mentre il suo cervello iniziava ad elaborare ciò che gli occhi vedevano.
Quei capelli scuri, lisci come la seta, quelle labbra carnose che amava tanto baciare, quella pelle chiara che si colorava di rosso in pochi istanti e quegli occhi così espressivi di quel verde irreale che gli faceva girare la testa ogni volta che la guardava.... Gli indizi erano inequivocabili ma com'era possibile che...
No, non ci voleva credere, non poteva essere lei; lei cresciuta fisicamente di qualche anno, lei che era apparsa all'improvviso in quella stanza, lei che non doveva essere lì, non allora, lei CHE ERA MORTA!
Gabranth sentì le gambe tremare appena, il controllo del suo corpo lo stava abbandonando. Era realmente come vedere un fantasma... O come credere di esser impazzito. Si sarebbe messo a piangere o a gridare come un folle o l'avrebbe presa con sè e abbracciata senza dirle niente, se solo qualcos'altro non si fosse messo in mezzo in quei surreali attimi. Un qualcosa di oscuro e imprevedibile, una nuovola arancione, carica d'ira, che iniziava a oscurare il cielo serale e si ergeva all'improvviso sopra il castello, pronta a mischiare le carte in tavola e a giocare con le vite e i sentimenti reali delle persone che venivano colpite dalla sua influenza...
 
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Sleepinganth
view post Posted on 11/3/2011, 22:36




Pensando che avrebbe attirato maggiormente l'attenzione altrui restandosene impalata come aveva fatto fino a poco prima, Helly si diresse con passo deciso verso la scrivania. Giunta di fronte ad essa, si rese conto che quello che ad un'occhiata superficiale le era sembrato un insegnante, o quanto meno un segretario, doveva invece essere uno studente dell'ultimo anno. Indossava la divisa maschile dell'Accademia, ma con uno stile che avrebbe potuto definirsi come "rivisitato": la camicia era stata lasciata fuori dai pantaloni, il colletto era stato rialzato. Anche l'atteggiamento del giovane esprimeva rilassamento e padronanza di sè, un insieme che sarebbe potuto risultare anche piacevole, se non fosse stato accompagnato da uno sguardo sfrontato e da un sorriso beffardo.
-Buonasera. Ho letto il volantino e vorrei entrare nel Club.- esordì la ragazza. Cercò di essere concisa, sapeva che di lì a poco la segreteria del Club avrebbe chiuso e voleva concludere il tutto assolutamente quella sera, per potersi esercitare prima di tornare agli alloggi. Il suo interlocutore però rimase zitto, comodamente semisdraiato sulla sedia. Si limitò a poggiare il gomito sinistro sulla scrivania e a portare la mano sotto il mento, per poi sporgersi un po' in avanti. La squadrò dalla testa ai piedi, poi schioccò la lingua in segno d'approvazione. La prima reazione di Helly fu duplice: impallidì dalla rabbia e arrossì per il disagio. Prevalse la prima, ma la ragazza ebbe il buon senso necessario a trattenersi ancora per qualche istante, giusto il tempo di riprendere il controllo.
-C'è un modulo da compilare?- chiese con tono volutamente neutrale. Dentro di sè era furibonda, più che altro per l'umiliazione che aveva provato durante quell'indagine.
-Certo splendore- le rispose il giovane sbruffone. Scattò in piedi e prese un foglio dal cassetto della scrivania. Poi fece il giro del tavolo, fino a posizionarsi con un movimento fluido di fronte a lei.
-Ecco qua tesoro. Che mi dai in cambio?- le chiese ammiccando e alzando il foglio sopra la sua testa, fuori dalla portata della ragazza. Superava Helly di una ventina di centimetri, per cui anche saltando non sarebbe riuscita ad afferrarlo. Decise quindi di farsi furba. Gli sorrise, anche se l'avrebbe mandato volentieri a quel paese, e gli si avvicinò all'orecchio, inducendolo ad abbassarsi verso di lei.
-Per darti qualcosa in cambio dovrei prima riceverlo, quel foglio, non trovi? Prima il dovere- gli sussurrò.
Il ragazzo sogghignò soddisfatto e le porse il foglio, che la ragazza fu lesta ad afferrare. Prese una piuma dalla borsa che teneva a tracolla, compilò il modulo e lo riconsegnò allo sbruffone, che con un incantesimo a lei sconosciuto lo fece sparire, probabilmente inviandolo in qualche archivio o a qualche ufficio, perché nel giro di un minuto un gufo minuscolo giunse da chissà dove, depositò una tessera tra le mani della ragazza e sparì così velocemente come era arrivato.
Helly la osservò, specchiandosi nel suo stesso viso che le ammiccava dalla superficie plastificata. La mise nella tasca in cui teneva la bacchetta e fece giusto in tempo ad afferrarla prima che il giovane le si facesse ancora più vicino con un sorriso beota stampato sul volto.
-Ora che abbiamo concluso le formalità, potrei mostrarti gli spogliatoi, che ne pensi?...- le disse, cingendole il fianco.
-Ho un'idea migliore: potrei mostrarti io qualcosa...- iniziò lei suadente. Poi d'un tratto il suo tono di voce si fece glaciale: -Come l'incantesimo Reducio applicato ai tuoi gioielli di famiglia, per esempio.-
A quelle parole, accompagnate dall'estrazione della bacchetta da parte della ragazza, il giovane impallidì. Non che fosse un incanto così minaccioso in realtà, ma applicato in quella particolare zona del corpo... Insomma, era meglio non scherzare con la magia laggiù. Questo almeno dovette essere il pensiero del ragazzo, che s'allontanò bruscamente da lei borbottando: -Va bene, va bene, non si può nemmeno essere un po' gentili...-
Prese la sua borsa e le rivolse un'ultima occhiata irata, dicendole seccamente: -Il mio turno è finito. Divertiti. Ma sta tranquilla che ci rivedremo, non è finita qui.-
Solo una volta che si fu allontanato, la ragazza tirò un sospiro di sollievo. Le tremavano le gambe da quanto era scossa: fino ad allora aveva mantenuto il controllo, ma queste situazioni la mettevano in difficoltà estrema, perché si sentiva impotente. Quel tipo doveva essere veramente un vigliacco per comportarsi così, ancora di più per andarsene ad una semplice minaccia. S'era fatta un nemico, ma per fortuna per quella sera non avrebbe più avuto da preoccuparsi, vista la rapidità con cui quel tipo se l'era data a gambe.
D'un tratto si sentì osservata. Si voltò di scatto, le guance ancora in fiamme. C'era un altro ragazzo nella palestra, lo stesso che aveva scorto entrando, e la stava fissando. Riuscì a sostenere il suo sguardo solo per poco più di un secondo, cercando di mantenersi impassibile: sperò che fosse solo curiosità, non voleva altre rogne. Poi dovette distoglierlo, era ancora troppo scossa, e si voltò dandogli le spalle, incerta su cosa avrebbe dovuto fare ora. Forse la cosa migliore era ignorarlo, mantenere un basso profilo insomma. Decisamente non era il caso di incappare in altri guai, ne aveva avuti già abbastanza per quella giornata!
 
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Gabranth Solidor
view post Posted on 16/3/2011, 21:06




La osservò senza fare alcunchè, rigido ed immobile; non perché volesse comportarsi in quel modo, di sua spontanea volontà, ma perché ormai la sua mente non riusciva più a controllare il suo corpo. Era in un palese stato di shock; le mani gli tremavano, le gambe pure, il respiro era affannoso e il suo sguardo, fermo sul viso della ragazza, era completamente assente. Ma questa condizione non durò ancora per molto.
La nube carica d'Ira, liberata dal Vaso d'Armida, decise di divertirsi proprio con lui, scombussolandone le reazioni e i sentimenti provati. Fu investito da un alone arancione, visibile solo per qualche istante, dopodichè qualcosa in lui cambiò.
Continuava a guardare Helly che ora scambiava qualche parola con il tizio seduto sulla scrivania. Non sentì i loro discorsi, riuscì solo a recepire gli sguardi maliziosi che lanciava al ragazzo, le mani di questo che gli cingevano i fianchi, altri sguardi e il suo allontanamento. Oltre il danno la beffa...
Sentì il sangue ribollire all'interno del suo corpo, caldo e dirompente. La testa, che parve non avere più al suo interno un cervello, divenne improvvisamente leggera ed insignificante. Sentiva un fischio crescente nelle orecchie, quasi fastidioso man mano che passavano i secondi che sapeva di non poter fermare, anche volendo. Il suo viso si macchiò di rosso, le sue pupille si dilatarono all'inverosimile e il tremolio delle mani fu sostituito dai minacciosi pugni chiusi, tenuti con forza fino a far sbiancare le nocche e ferirsi i palmi con le unghie. I suoi respiri sembravano sbuffi di vapore provenienti da qualche ingranaggio meccanico, che ora accelerava il ritmo e ne aumentava la pressione. Tremava ancora, sì, ma perché sentiva dentro di sè che qualcosa in lui stava avviandosi verso la fase critica, il punto di non ritorno: stava per esplodere.
Ora non si sentiva più confuso, anzi, era più che certo di quel che provava. Era rabbioso, mai com'era stato in vita sua.
Quella era Helly e ne era certo. Helly che aveva creduto morta per tanti anni, Helly che in realtà era viva e che non gli aveva mai scritto nulla per far sì che lui non si preoccupasse per le sue condizioni. Sarebbe bastato poco, sarebbe bastato un semplice 'sto bene' anche se il rapporto che avevano avrebbe suggerito un qualcosa di più profondo... Ma si sarebbe accontentato anche di quello.
Aveva passato la sua vita da adolescente tra depressione e sensi di colpa, per aver creduto che la sua morte fosse stata in qualche modo colpa sua. Non riusciva a credere di non aver praticamente dormito per mesi, con la paura di sognare il Dissenatore in fondo al sentiero della Foresta, mentre in realtà -a quanto pareva- fu solo un lieve incidente. Chissà come se l'era spassata per tutto quel tempo, mentre lui era all'oscuro di tutto. DI TUTTO. E ora si permetteva di frequentare la sua scuola -dopo esser stata chissà dove per tutto quel tempo- e presentarsi in un Aula vuota, esibendosi in atteggiamenti ambigui con un tizio... Di fronte a lui!
Digrignò i denti, fuori di sè. Mentre abbassava lo sguardo, puntandola come un toro punta il fazzoletto rosso del suo mattatore. Lei si voltò ma non lo riconobbe. Gli diede le spalle.
Gli diede le spalle...
Gabranth non attese oltre. Tirò fuori la bacchetta, puntandola verso la ragazza che si stava allontanando da lui, la causa delle sue gioie e dei suoi mali.
« HELLY WOLSIN!» urlò, richiamando la sua attenzione, con tutta la sua forza. La sua voce, complice la stanza ormai vuota, ribombò come un tuono, trasmettendo vibrazioni nell'aria e facendogli tremare addirittura i piedi. Attese che la ragazza si voltasse, per poi prendere fiato e sfogare tutta la sua ira contro di lei.
« ... io...io... TI ODIO!.» gridò, mentre la bacchetta sguainata, rigida e minacciosa, fece scaturire un incantesimo che Gabranth cercò di castare con tutta la potenza magica che aveva in corpo.
CITAZIONE
- Ventus = crea un'improvvisa raffica di vento, abbastanza forte da gettare un uomo a terra

 
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Sleepinganth
view post Posted on 17/3/2011, 15:59




D'un tratto una voce risuonò nella stanza deserta, forte e vibrante come una lancia che si conficca contro un bersaglio. E come l'asta della lancia vibra per la forza con cui è stata scagliata, allo stesso modo il suono prodotto da quella voce s'infranse contro le mura della sala, rimbalzandovi sopra e amplificandosi per una sorta di eco. E quella voce era spaventosa, carica com'era di angoscia, e rabbia, e stava pronunciando il suo nome.
La ragazza si voltò sorpresa, accompagnando il movimento della testa con la rotazione delle spalle e del busto, giusto in tempo per cogliere colui che la stava chiamando. Era l'unica altra persona presente in quel posto, un ragazzo un po' più alto di lei, con capelli castano chiari. Come sapeva il suo nome? Cosa voleva da lei? E perché, perché stava urlando in quel modo? Tutto accadde in un istante: il ragazzo le urlò che l'odiava ed Helly fu letteralmente colpita da una parete d'aria. Era una folata di vento impetuosa, carica di risentimento e disprezzo, che le impedì di concludere il suo movimento verso il ragazzo e di difendersi in alcun modo. Semplicemente la investì, con tutta la sua forza, tanto da sbalzarla via da terra. Sentì i piedi staccarsi dal suolo e il suo corpo scagliato nella direzione opposta a quella in cui si stava girando. Non ebbe tempo per pensare, fortunatamente però ebbe abbastanza prontezza per proteggere il viso con il braccio destro prima di essere schiantata giù, contro il pavimento, da quella stessa folata che le aveva tolto la terra da sotto i piedi.
Battè il gomito a terra e un dolore sordo le fece spalancare gli occhi. Anche l'altro braccio non fu fortunato, perché istintivamente Helly l'aveva portato in avanti, finendo così col caderci sopra. Tutto il peso del suo corpo si ritrovò così a pesare sul polso, che si piegò con un rumore secco. Non riuscì a trattenere un grido di dolore: il polso le faceva tanto male che non osava provare a muoverlo.
Si sollevò poggiandosi all'avambraccio destro e si voltò a guardare dietro di lei. Vide il ragazzo di prima che le si avvicinava, la bacchetta sguainata, uno sguardo folle sul volto, i linamenti deformati dalla rabbia. Non c'era tempo per pensare, si diede una spinta e rotolò di lato, cercando di raggiungere la sua bacchetta. Il gomito le faceva ancora male, ma lo sconosciuto sembrava un demone infuriato al punto da farle temere per la sua incolumità. Afferrò la bacchetta e castò uno dopo l'altro i primi incantesimi che le vennero in mente: -Esilio! Protego!-
Per via del dolore, o forse dello sbalordimento e della paura, la prima magia ottenne solo un risultato imperfetto, aggiungendo ben poca distanza tra lei e l'assalitore. Le diede comunque il tempo di rimettersi in piedi e di correre verso la porta. Corse come non aveva mai fatto, spronata dal terrore di quello che il ragazzo avrebbe potuto farle. Chi era, perché l'aveva attaccata, erano domande che non si pose in quel momento, concentrata com'era sul suo obiettivo. Raggiunse la porta e corse per il corridoio, perdendo solo un attimo per castarsi addosso un Muffliato: non poteva certo rischiare che l'assalitore la inseguisse seguendo il rumore dei suoi passi! Prese il primo corridoio laterale che trovò, giusto in tempo per sentire il ragazzo uscire dalla stanza e prendere la direzione opposta alla sua, ma continuò a correre e correre, giù dalle scale e poi fuori e poi via, verso gli alloggi. Non degnò di uno sguardo i pochi studenti che incontrò nel suo percorso, continuò a correre anche una volta giunta nel campus, la vista offuscata dalle lacrime. Salì le scale praticamente volando e raggiunse la sua stanza. Si chiuse la porta alle spalle e castò un Cave Inimicum. Solo allora si sentì al sicuro. Si sedette a terra, esausta, il respiro accelerato, il gomito dolorante, il polso che si stava gonfiando. Ma che diavolo era successo?!

SPOILER (click to view)
- Esilio = allontana colui che è colpito dall'incantesimo dallo spazio intorno a colui che lo lancia.
- Protego = incantesimo scudo che protegge solo da fatture minori.
- Muffliato = fa udire a chi è vicino solo un ronzio indistinto.
- Cave Inimicum = crea una recinzione invisibile che tiene lontani i nemici.
 
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Sleepinganth
view post Posted on 29/10/2013, 22:17




Continua qui.
 
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5 replies since 3/3/2011, 22:49   149 views
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