Hogwarts si stagliava imponente contro un cielo chiaro e luminoso, circondata dal verde parco gremito di studenti alla ricerca dei timidi raggi di sole invernali. Torri e torrette si slanciavano verso l'alto, ricoperte a tratti da finestrelle, grandi e piccole. Ogni singolo mattone con cui era stata costruita Hogwarts era impregnato di magia e, come d'altronde ci si poteva aspettare, non era cambiata di una virgola.
Nathan aveva attraversato il Parco con le mani comodamente infilate nelle tasche de suoi jeans e guardandosi intorno; aveva riconosciuto qua e là qualche ragazzo più piccolo con cui parlava sporadicamente durante i suoi anni alla Scuola di Magia e questi lo avevano salutato allegramente alzando le mani, ricevendo come risposta un cenno del capo e un mezzo sorriso.
Il labirinto di corridoi, cunicoli e passaggi segreti, che era apparso al ragazzo tanto complicato da seguire nei suoi primi giorni a scuola, quando aveva solo undici anni, ora non era più un mistero per lui, conosceva quel luogo come fosse veramente casa sua e non c'era un solo angolo che non si ricordasse di aver esplorato durante i suoi lunghi anni di permanenza, che erano scivolati via in fretta, forse troppo, catapultandolo nel mondo degli adulti così velocemente, quando lui meno se lo aspettava, vittima degli eventi.
Era passato davanti alla porta della sua Sala Comune, avrebbe voluto entrare solo per vedere che era tutto esattamente come lo aveva lasciato e che nulla sarebbe variato nel corso del tempo.
Qui e là aveva incontrato qualche professore, tutti entusiasti di vederlo di nuovo fra quelle mura lo avevano salutato con poderose strette di mano e amichevoli pacche sulle spalle, facendo le solite, insulse, domande, su come procedessero gli studi. Lui aveva risposto cordialmente e sorridente, in fondo era grazie anche a loro se era cresciuto così, coi suoi valori e il suo codice morale, e sapeva di non potersi attribuire tutto il merito.
Se tutto l'edificio, a partire dal freddo sotterraneo per finire con la Sala Grande, aveva portato in lui un senso di nostalgia non indifferente, il Ponte di Pietra lo scagliò brutalmente in un passato del quale non ricordava più neanche l'esistenza, tanto erano cambiate le cose.
Non appena mise piede sul Ponte e la luce del giorno lo investì non potè evitare di ricordare quel giorno in cui, per disgrazia o per fortuna, Alyssa era entrata nella sua vita. Non fu difficile ricordarla placidamente appoggiata sulla ringhiera di pietra, i capelli al vento ed una sigaretta fra le dita da cui salivano volute di fumo azzurrate: quel particolare lo aveva dimenticato. Il loro gioco era iniziato lì, ed era stato uno dei più lunghi che Nathan avesse mai visto. Ricordò le sue provocazioni, la mano di Alyssa poggiata sul suo petto, i loro sguardi intrecciati. Ancora allora, il suo stomaco si contorse al pensiero di quel che aveva causato il loro incontro. Il 24 Dicembre appena trascorso era stato sublime, oltre ogni aspettativa, e l'idea che ormai Alyssa gli appartenesse non era ancora del tutto formata nella sua mente, nonostante gli splendidi momenti che avevano passato insieme.
Anche il regalo che Alyssa gli aveva fatto per Natale, a parte ovviamente quello di mettersi finalmente con lui, era stato una carta in più per entrare nella sua testa e capirla. Non ne avevano parlato per niente, dopo le vacanze di Natale non si erano più visti e Nate non aveva idea di quando sarebbe rientrata in accademia Alyssa. Forse, la ragazza,avrebbe avuto paura di scoprirsi ulteriormente tornando a parlare del libro, e in particolare della dedica che vi aveva scritto lei stessa in inchiostro blu, quindi Nathan non sapeva se ne avrebbero realmente parlato, prima o poi.
CITAZIONE
<< Fino a qualche tempo fa, il mio lato narcisista mi spingeva a trovare me stessa in Elizabeth e Darcy, ma adesso… cosa credi che ci veda?
Lys>>
Provocazione o meno, quello, assieme alla storia che sicuramente aveva accuratamente scelto, significava solo che alla fine si era ricreduta, era passata oltre alle apparenze e che aveva riconosciuto Nathan per quello che era. Allo stesso tempo lo aveva aiutato a capire che, in fondo, anche lui aveva fatto degli sbagli, aveva rimediato ma non si era mai accorto che anche lui la aveva giudicata senza conoscerla veramente bene.
Immerso nei suoi ricordi, fra nostalgia e malinconia, fra la voglia di tornare indietro e ripercorrere la sua storia con Alyssa in modo differente e quella di poterla avere vicino a lui in quel momento, si appoggiò alla ringhiera contemplando il vuoto senza fine che si stendeva all'infinito sotto i suoi piedi.
Edited by Daddolo_ - 7/2/2013, 01:23